L’attrice polacca Kasia Smutniak torna per noi al suo primo amore,
quello per la moda. Incarnando alla perfezione, grazie alla sua bellezza
acqua e sapone, uno stile che fonde con grazia delicati tricot e tagli
maschili. Per un look “spartano” e raffinato al tempo stesso, country e
contemporane. Ha collaborato Patrizia Leuzzi. Capelli Jonathan Connelly.
Trucco Arianna Agosta using Chanel. Produzione CircusProduction
(www.circusstudios.com).
UNA RAGAZZA SEMPLICE
Per capire che tipo è Kasia Smutniak basta guardarla fare la scarpetta:
«Una scarpetta seria», come dice lei, con l’angolo del pane tuffato fino
in fondo nel sugo della pastasciutta. La pasta l’ha spazzolata, a
smentita di chi, vedendola così minuta, potrebbe pensare che mangi come
un uccellino. Ma Kasia fa tutto con convinzione («Le cose o si fanno con
gusto o non si fanno», dice) e le piace la concretezza: la parola che
usa più spesso è “naturale”. E il suo mezzo di trasporto, in mezzo al
traffico di Roma, è «un’Ape scassata, perché l’Ape incute rispetto».
Anche Kasia sa farsi rispettare e, come attrice, ultimamente ha
riservato parecchie sorprese. Per esempio nella serie televisiva In
Treatment dove era una paziente di una sensualità così sconvolgente da
procurare un bel transfert al suo analista.
«Sensuale io? Zero», commenta Kasia ridendo. «Ho chiesto a tutti i miei
amici e familiari di non vedere In Treatment. Il mio personaggio era
l’opposto di me, e mi sembrava una bella sfida professionale, ma quando
il regista Saverio Costanzo mi ha fatto vedere la prima puntata, gli ho
detto: “Così non può andare in onda”. Ero molto più che imbarazzata:
volevo morire». Kasia Smutniak non sarà un po’ bacchettona? «Be’, i miei
amici mi chiamano “la cattolica”…».
Cattolica lo è davvero, essendo nata a Pila, in Polonia, 34 anni fa,
figlia unica di un generale dell’aeronautica militare. Sensuale lo è per
natura e, a giudicare dal trailer, lo sarà anche in Allacciate le
cinture, il nuovo film di Ferzan Ozpetek dove è coprotagonista. «È la
storia di un gruppo di amici molto uniti. Ma ognuno subirà un grosso
cambiamento. Io sono una ragazza che lavora in un bar: la sua intera
esistenza ruota intorno a una storia d’amore talmente forte da superare
gli ostacoli più grandi». È vero, come dice lo slogan del film, che “un
grande amore non avrà mai fine”? «È vero, sì. I grandi amori non possono
finire. Perciò non ho mai creduto nell’amicizia dopo una relazione e
non ho amici fra i miei ex».
Il grande amore per Pietro Taricone, padre di sua figlia Sophie che oggi
ha nove anni, ha subìto una tragica battuta d’arresto quando lui è
morto in un incidente di paracadutismo, ma che sia ancora ben presente
nella vita di Kasia è testimoniato anche dalla onlus fondata
dall’attrice, che opera in Nepal e porta il nome del suo compagno
scomparso. Un modo per trasformare un lutto in una rinascita? «L’idea
era questa, certo. Ma, molto più semplicemente, era una cosa che andava
fatta, punto. Io credo che le risposte siano spesso sì o no, e che la
semplicità sia la cosa più simile alla verità». Sophie è contenta che la
onlus porti il nome di papà? «Mi piace pensare che quando sarà grande
avrà l’entusiasmo di seguirla lei».
Da qualche anno, Kasia ha accanto il produttore Domenico Procacci. Con
lui in passato ha dichiarato di aver trovato la calma, mentre un tempo
si definiva inquieta. «Non mi riconosco più in questa definizione.
Probabilmente sono cresciuta», dice ora. È felice? «La felicità è fatta
di momenti precisi, come l’infelicità. Oggi non cerco più uno stato
continuo di felicità perché so che non esiste, e se ti ostini a pensare
in grande non riesci a cogliere il momento, le piccole cose. Come mia
figlia che si inventa i pupazzi fatti coi calzini».
Che tipo di mamma è? «Difficile dirlo. Una vorrebbe pensare a se stessa
come alla mamma perfetta, ma nessuna lo è. E credo che non si diventi
mamma in un giorno perché ti nasce un figlio: s’impara col tempo, è un
percorso».
Che cosa le ha insegnato sua figlia? «A vivere nel presente. Per i
bambini è molto stretto il tempo dei ricordi, ti insegnano a non
pianificare il futuro, e a non rimuginare sul passato».
Vorrebbe un altro figlio? Kasia ci pensa un momento. «Un altro figlio?
Sì, perché no? Io sono figlia unica, e ho sempre pensato che non fosse
il massimo».
Cosa vorrebbe che diventasse sua figlia da grande? «Una persona libera.
Io lo sono diventata, e adesso credo di dover usare nel modo giusto
questa libertà, esserne cosciente. La libertà per me è scegliere una
strada che è tua, che non è imposta. Puoi anche sbagliare, ma sei tu che
hai deciso».
Qualcuno scambia per rigidità la sua determinazione, il suo andare
sempre dritta al punto. «Ho imparato a dosare le parole, altrimenti so
che le persone possono rimanerci male, perché si aspettano tutto il
fiocchetto... Ma io non faccio perdere tempo a nessuno, perché il tempo
per me è diventato molto importante. Anche quello quando non si fa
niente è sacro, e bisogna goderselo».
Come descriverebbe il suo stile? «Ho un passato di modella, ma non mi
interessa tanto seguire i trend, seguo me stessa. Preferisco ispirarmi
ai vecchi film e osservare icone di stile come Katharine Hepburn o
Lauren Hutton, che erano ultramoderne pur mantenendo uno stile classico.
E mi piace rubare cose dall’armadio di mia nonna, mi piace mischiare,
soprattutto mi piace stare comoda. Se indosso qualcosa che non mi fa
sentire a mio agio, mi si legge in faccia». Quali capi di abbigliamento
evita? «I tacchi: invidio le persone che riescono a portarli con
disinvoltura. Io no, zero, m’incurvo subito, mi viene una camminata
goffa. E i vestiti con gli strass: li odio. E poi, le borse: sono sempre
troppo piene, non riesco a trovarci dentro niente, squilla il
telefonino e lo cerco per mezz’ora». E allora? «Allora tasca, telefonino
dentro, e basta».
Due pezzi forti del suo guardaroba? «Mi piacciono
le camicie e i calzini da uomo, i maglioni oversize, i pantaloni a vita
alta». Come Katharine Hepburn… Kasia ride. «Vede? Non mi sono inventata
niente». Uno stile che si sposa alla perfezione con quello di
Falconeri, che l’ha voluta come testimonial. «Credo nella semplicità,
nella cura dei dettagli. Falconeri crea capi di grande qualità e la
rende accessibile, il che è giusto, è bello. E naturale».